domenica 19 ottobre 2008

Dì qualcosa di culturale, Baricco

Sto guardando (e commento al volo) Baricco a "Che tempo che fa". Parla di Beethoven perché ha fatto un film su Beethoven. Ci sarebbero molte cose da dire su Baricco, in particolare sul Baricco "esperto di musica" (che dire musicologo mi pare troppo), magari partendo dal fatto che in passato si diceva convinto della "naturalezza della tonalità", come a dire che le tonalità (e quindi le scale, la scale occidentale magari) sono insite nella natura, che questa tende di per sé alla tonalità... Roba da far venire i brividi a chiunque abbia una minima infarinatura di musica classica e alfabetizzazione musicale... Ma lasciamo pure stare.
Il problema è che Baricco parla, e una volta stuzzicato sulla nona (la premessa è che la nona di Beethoven sia sovrapravvalutata), sull'uso che ne si fa come sigla di tutto (tanto che avrebbe ormai un alone di buonismo che tutto comprende), lui che cosa fa? Sorride, e dice che sì, che poi non c'è tutta questa bontà in Beethoven, che insomma la nona sia il simbolo della "umanità buona"...o qualcosa del genere...è una robetta, via!, anche perché, cavolo (ma pensate un po'!) Beethoven non era affatto buono (e fa capire che a conti fatti era pure un po' stronzo).

In pratica: Beethoven non era buono = la Nona di Beethoven non ha motivo di essere considerata l'inno (ovvio si parli in realtà dell'inno alla gioia) dell'umanità buona.

Qualcuno nota forse che manca qualche passaggio in questo ragionamento?

E allora, prima che l'arrabbiatura mi annebbi completamente:

Non gliene frega niente a nessuno (caro Baricco) che Beethoven fosse buono o no, o perlomeno non gliene dovrebbe fregare, visto che non si vede cosa c'entri con l'esegesi/comprensione della nona.
Inoltre: se ti si dice, Baricco, che la nona o l'inno alla gioia sono diventati l' "'inno all'umanità buona", visto che hai studiato, visto che si presume tu ne sappia di musica (sei diplomato in pianoforte, e presumibilmente ne saprai in particolare di Beethoven dacché ci hai fatto un film), e visto che forse se si parla di fronte ad un pubblico di qualche milione di persone una qualche responsabilità la si dovrebbe avere /mostrare (poco dopo hai parlato di onestà intellettuale, tra l'altro) non sarebbe giusto, come dire, fermarsi un attimo, tirare un profondo respiro, e dare un contesto? Partendo magari dal dire che la nona non nasce nel vuoto storico, ma tutt'altro, in quanto a pochi anni dalla rivoluzione francese, mentre nell'aria (anzi meglio: nell'Europa tutta o quasi) si parla di concetti come egualitarismo, di pari diritti, e si agisce di conseguenza qua e là: nasce la moderna democrazia, ci sono elezioni, si inizia a pensare che le donne non siano soprammobili, che non ci siano cittadini di seconda o di terza classe...
E la nona parla di questo, per quanto una musica possa parlare di qualcosa, Baricco.
La Nona è grandiosa ed ottimista perché vede davanti a sè (e spera in) una umanità egualitaria, più libera.

Quindi a domanda "la nona non è un po' una sigla dell'umanità buona?", Baricco, si risponde, semplicemente: no.
E poi si approfondisce.

Che non è una roba di cui vergognarsi -approfondire. Che non si va in tv solo per apparir belli e prendere applausi, se si vuol essere intellettuali.

E magari rimandare alla musica.
Io in particolare rimanderei a due uomini: ancora Beethoven e poi Furtwängler.
Furtwängler è stato uno dei più grandi direttori d'orchestra della storia (spesso noto per avere diretto la filarmonica di Berlino durante il regime nazista, e su questo c'è anche un discreto film con Harvey Keitel), un direttore su cui mi vergognerei a dire più di così, che le mie competenze hanno un limite, ma almeno consiglierei di andare a comprarsi le 9 sinfonie di Beethoven dirette da Furtwängler ed edite qualche anno fa in un piccolo box rosso della EMI (a un prezzo incredibilmente convincente, neanche 30 euro se non sbaglio) dove la resa della nona fa dimenticare tutto: Baricco, Bush, i Sonohra, il carovita, l'opposizione del partito democratico...
Se qualcuno vuole andare a cercare tra gli scaffali dei negozi la cover è questa:


giovedì 9 ottobre 2008

Breakdance all'Arena (o almeno vicino)

Mi è capitato l'altro ieri di passeggiare in direzione (era di fatti la mia meta) della "biblioteca dei ragazzi" (si chiama proprio così) a Verona, dietro l'Arena (che poi è tutto da stabilire perché un libro come "Gli effetti secondari dei sogni" di De Vigan sia "per ragazzi"...ma vabbè, e chiudo subito la polemica tutta tra me ed il sistema bibliotecario veronese), quando a destra chi ti vedo? Uno sparuto (erano 3, il che lo rende ben sparuto) gruppetto di ragazzini intenti a fare breakdance. Che poi quando dico "intenti a fare breakdance" intendo che c'è uno che fa un mezzo giro sulla schiena e ha già dato tutto mentre gli altri lo guardano...ma c'è pure da dire che questi avranno avuto sì e no 12 anni, quindi non dico chapeau (che magari è troppo), ma insomma ci può stare. Ci possono stare.
Ma il senso di me che mi metto a scrivere un intero post (un intero post! sentitemi! sai lo sforzo!) non sta nella simpatia che posso più o meno provare per questi b-boys in erba (e comunque, si sappia, io questa simpatia la provo, eh) quanto nel mio stupirmi un po' all'idea che questi, che neanche erano nati negli anni '80 (!!!) passino i loro pomeriggi a provare una mossa di break invece che, chessò:
-battere un record alla PS3
-scaricare roba a caso da internet
-scrivere blog persino più inutili del mio (ne ho incrociato uno la settimana scorsa -sempre che si possa incrociare un blog- con post del tipo: "Ieri mi sono alzato, fatto la solita colazione, e poi a scuola è andato tutto bene. Nel pomeriggio ho ascoltato un po' di musica, e poi sono andato a dormire." Aaaargh!)
-una roba qualunque che alla fine ti porterà inevitabilmente a voler andare al liceo classico e a vestirti come tutti gli altri

Ma quello che mi ha stupito ancora di più della cosa in sè (il fare break) è la musica che utilizzavano per farla, cioè una musica assolutamente e filologicamente corretta. Diciamo funky anni '70? Diciamolo.
Per capirsi, questa musica qua (non è che l'ho sentita e riconosciuta e poi scaricata dal web...L'ho proprio registrata in loco solo per questo blog, quindi pensate un po' al livello bello alto di stupore-slash-stima che avevo per questa meravigliosa mini crew under age...):


MusicPlaylistRingtones
Music Playlist at MixPod.com


Reso l'idea?
Questi tre se ne stavano belli belli a fare breakdance all'Arena (ok, vicino all'Arena) e si erano portati appresso uno stereo portatile con questa musica qui, che non si può mica fare breakdance con timbaland o justin timberlake, no? Praticamente siamo quasi al livello di Radio Raheem che se ne va in giro per Bed Stuy in "Fa la cosa giusta" solo ascoltando Fight the power dei Public Enemy.

E ovvio che a me veniva da pensare anche ai vecchi Run DMC (oltre ai PE), a Eric B & Ralkim o ai Clash che arrivano negli states attorno all'81 e vedono nelle strade ragazzini che fanno scontri (battles) di rap agli incroci (mentre solo cinque, dieci anni prima si sarebbero magari raccolti cantando soul attorno ai bidoni della spazzatura in latta a cui qualcuno aveva dato fuoco per scaldarsi come si vede nel primo Rocky, quando Stallone passeggia per il vecchio quartiere...).
Chissà se questi sanno chi è Chuck D, cos'era la CNN dei neri...

Ad ogni modo: respect.