sabato 27 settembre 2008

Bob Dylan: Bootleg Series Vol 8

Ad inizio Ottobre (c'è chi dice 3 ottobre, chi dice 7, io voto 3 perché dacché mondo è mondo le uscite discografiche sono previste per un lunedì ma poi si trovano il venerdì precendente...) sarà disponibile nei negozi la "Bootleg Series Vol. 8: Tell Tale Signs", che coprirà gli anni dal 1989 al 2006 di Bob Dylan (con outtakes, demo, versioni alternative, live), di cui molto ci sarebbe da dire, partendo magari da quella che sembra la decisione della Sony (che fa venir voglia di alzare i pugni al cielo e dire: "Morite, major, morite!", per poi sfogare la propria frustrazione su un fedele peer-to-peer) di mettere in commercio una versione con un prezzo più o meno abbordabile (25-30 euro) di due "soli" CD, e una di 3 con super-libretto, foto, ma soprattutto...con quel terzo CD che conterrà altri pezzi live, altri versione alternative, e un inedito assoluto (Duncan & Brady) al modico prezzo (negli USA almeno)...di 130 dollari.
E qui ci sta una pausa per apprezzare appieno la lungimiranza e la politica sempre attenta delle major, in particolare quando si tratta di raschiare il barile coi fans più accaniti,, più fedeli, che conosco bene le varie legacy edition, deluxe, e i box set...che non hanno mai una versione definitiva ma che vengono sempre updated diciamo da qulche altro CD (o DVD audio, o blue ray...vedi gli annunciati archives di Neil Young in arrivo), i quali hanno sempre guardacaso almeno un paio di pezzi in più o, se non quelli, una masterizzazione nuova di zecca (pesa ancora, certo, il trasbordo in digitale di qualità abbastanza opinabile di molti LP fatto negli anni '80, e che ha giustificato ovviamente le riedizione del catalogo più classico degli Stones)...
Va notato che fra quelli che attenderanno sempre con gioia un nuovo capitolo della bootleg series (e certo, pure Neil Young...come ancora sbavo al ricordo delle "Tracks" di Bruce Springsteen) ci sono anch'io, eppure, come si soleva dire un quindici anni fa, la domanda sorge spontanea:
Qual è il costo di queste operazioni? Quanto costa produrre una deluxe edition o legacy o quel che è (presumendo che outakes e demo siano già di proprietà della major di turno e quindi nei suoi archivi, e che la ricerca -se di ricerca si può parlare- rimanga solo per il materiale dal vivo: da trovare e da visionare, ok)?
Mi spiego meglio: se un CD degli U2 o dei Coldplay a produrlo una casa discografica si trova a far fronta ad un costo di qualche centinaia di migliaia di euro (in passato album degli U2 o dei Pink Floyd sono costati milioni di dollari, ma presumo qui, per bontà mia, che con la rivoluzione digitale i costi si siano abbassati), quanto costa una ri-edizione (per quanto accessoriata essa sia)?
Più di un album tout court?
E com'è che allora il nuovo coldplay lo pago 20 e un vecchio dylan 30?
Naturalmente qualcuno potrebbe dire: ma i coldplay venderanno molto di più, quindi: più copie, meno spese, mentre la produzione (soprattutto dell'ed. deluxe con 3 dische di dylan) sarà ad un tiraggio ben più limitato di copie.
Ok, ma 130 dollari???
La cosa che mi pare poi più scandalosa in questo caso non è la cifrà così alta per un edizione "di lusso", quanto il fatto che quest'edizione di lusso (a differenza delle riedizione del dvd dei Beatles, per dirne una), non contenga soltanto materiale "for fans only" in più (vedi: foto, note, etc), ma un intero CD di musica.
Vuoi fare distinzioni tra fasce di mercato? Vuoi che la gente vada a sbattere sotto il naso ai propri amici la propria versione "full optional" della propriaVW Golf, o della collezione dei Byrds? Ok, ma a parte il fatto che Volkswagen e Byrds non dovrebbero stare nella stessa categoria di beni (seppure, certo, il vecchio furgoncino VW...), ché di musica (qualcuno la chiama arte...) stiamo parlando. Ok anche questo, diciamo.
Ma se mettete in commercio una bootleg series che per definizione si basa su inediti, rarità etc...come dire...un CD di rarità ed inediti in più non può essere un optional!

La smetto, mollo tutto (altrimenti, lo so, potrei aprire un nuovo capitolo dal titolo "Ma allora qual è il costo di un best of?") sennò non ne esco più.
Vi lascio ad una delle chicche della bootleg series in uscita, una versione acustica della splendida Missisipi (l'album era "Love and theft").
(In realtà volevo parlare di questa canzone, ma poi ho avuto questo sbocco di bile...quindi ecco un'altra cosa di cui incolpare le major).


MusicPlaylist


lunedì 8 settembre 2008

La Notte Bianca di Villafranca


Più o meno 24 ore fa:

Tornando a casa la tangenziale mi guarda, e io guardo i cartelli -limite di 90 km- e penso: "Che cosa vuoi dire, cartello?"
E allora penso che 3 ore (o forse anche 4) così sono troppe, che la mente umana non è stata fatta per questo, che c'è un motivo se gli ascoltatori di Mozart non sono noti per finire accartocciati attorno agli alberi (e non basta dire che nei teatri non servono alcolici).
O almeno questo è quello che penso, a 85/90 km all'ora, sulla tangenziale che
mi sta traghettando a casa dopo essere stato alla NOTTE BIANCA DI VILLAFRANCA.
La NOTTE BIANCA DI VILLAFRANCA dove: i miei amici non sembrano più miei amici ma comparse di un film di Jerry Calà quarantenne. Dove: quando finiscono le pizze iniziano le crepes, e poi iniziano le birre, e poi iniziano i giocattoli per bambini, e poi iniziano gli stand come quello con l'uomo truzzo cosparso di unto che balla come in uno spot D&G al rallentatore senza smettere mai (nella mia testa).
Ma soprattutto dove non c'è mai silenzio e dove la musica stocka e comprime assieme tutti i presenti come fanno le presse con il truciolare: è così che la dance del "popolo della notte" incontra un Elvis stracciato da basi musicali buone per Raul Casadei, che incontra l'afro che mi scava nello stomaco con i suoi finti tamburi digitali, che incontra dio-solo-sa quale musica-spazzatura aborracciate e aborrante possiate immaginare -che tanto potete stare sicuri: c'era.
Per questo, alcuni minuti fa, dopo aver acceso l'auto, quando Giorgia mi ha chiesto: "Metto su London Calling?" -e io quasi di default stavo per dire sì- ho esitato; e lì ho inteso. Ho inteso che non ce l'avrei fatta; realizzando così che per la prima volta in vita mia (e dico dai tempi in cui giravo con una 126 scassata e il walkman come autoradio) non avrei ascoltato alcuna musica guidando , nemmeno i Clash -perché non avrebbe voluto dire niente. 
Disumanizzato, imbruttito, desemantizzato, sarei soltanto convogliato fino a casa, ed avrei sperato -ed aspettato- che tutto tornasse alla normalità.
Ed ora, una mezz'ora dopo, il caldo ancora che mi opprime la fronte e la nuca, lo stomaco che non capisce se sta male o ha fame, so che solo un buon sonno può salvarmi.
Ridarmi la mia musica, i miei ricordi, i miei ancoraggi semantici alle cose, alle persone, ai tempi che ho sempre amato e hanno sempre avuto un significato per me.
A meno che.
A meno che non mi salvi François, magari.
Ma lo farai, François?  -penso.
Appoggerò magari la testa sul cuscino e tu mi dirai: "Annoiarsi? Come si fa ad annoiarsi nella vita? Se non sai cosa fare c'è sempre un libro da leggere, un disco da ascoltare...O impara una lingua!"
Mi mostrerai magari quel tizio, quello con l'appartamento al primo piano che dà sul cortiletto e che ha deciso che non uscirà di casa fino a quando il collaborazionista Petain non tirerà le cuoia?
O  forse mi regalerai un'inquadratura su un paio di gambe di donne fasciate con deliziose longuette anni '70 che passeggiano per andare al rendezvous con il loro amante, ora marito?
François, se fossi ancora vivo ti vorrei solo dire che però avrei tanto voluto che avessi fatto come Kubrick e controllato tutte le traduzioni dei tuoi film, che dire "Non drammatizziamo... è solo una questione di corna" non è come dire "Domicile conjugal". Ché il primo è di gran lunga titolo troppo dozzinale per una pellicola così lieve.
Così lieve e così umana, François.
Tutto il contrario della NOTTE BIANCA DI VILLAFRANCA.